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Plagio…. e controplagio!

Per par condicio, ci tocca ritornare su una penosa vicenda.
Avevamo appena denunciato il plagio di Nuccio Ordine ai danni di Anna Maria Panzera, per quanto riguarda Bruno e Caravaggio, ed ecco andare in onda, come previsto nel nostro precedente articolo,  una nuova puntata della telenovela! Purtroppo la Panzera ha reagito nella maniera peggiore, in perfetto stile accademico, pensando che per sostenere le proprie tesi non bastasse produrre validi argomenti, ma servisse essere spalleggiata dal partito rivale. Evidentemente piccata dal giudizio di Ordine che le imputava: “una conoscenza di seconda mano dell’opera bruniana, spesso evocata a partire da citazioni utilizzate dalla Yates o da manuali di storiadella filosofia”, la Panzera avrà pensato: “Chi mi può dare una conoscenza di prima mano se non il nemico numero uno di Ordine? Ed eccola salire le antiche scale, per reclamare giustizia al plagiario di Palazzo Strozzi. Risultato? L’ennesima porcheria! Nel suo nuovo libro “Caravaggio, Giordano Bruno e l’invisibile natura delle cose”, la storica dell’arte torna sull’argomento, ma stavolta, evidentemente sobillata, pretende di parlare anche di filosofia, finendo per rovinare tutto. La freschezza del suo primo saggio, in cui si limitava a fare quello che sa fare, viene qui intorbidata da fantasie ancor più farraginose e improbabili di quelle che infarciscono il saggio di Ordine.  Così facendo, si è messa allo stesso livello del suo detrattore. Lo spettacolo è tanto più avvilente, in quanto la disputa si svolge sul nulla! Sempre più a corto di argomenti, incapaci di fare ricerca o di imboccare nuove vie di indagine, costoro si contendono ormai  i miseri resti del sontuoso banchetto che si sono imbandito in questi anni, sfruttando il nome di Giordano Bruno.

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Caravaggio e Bruno: un nuovo episodio di brigantaggio accademico.

Caravaggio e Bruno: un nuovo episodio di brigantaggio accademico.

Stavolta la vittima è la storica dell’arte Anna Maria Panzera.

La riproposizione in volume dei saggi di Nuccio Ordine su “Caravaggio e Giordano Bruno”, è l’ennesima dimostrazione di come gli accademici, non avendo idee, cerchino di sfruttare quelle degli altri, millantando un presunto rigore scientifico, basato su argomentazioni ovvie e per nulla originali. Già nel 1994, la storica dell’arte Anna Maria Panzera aveva illustrato questo parallelo nel suo “Caravaggio e Giordano Bruno, fra nuova arte e nuova scienza”, in maniera ben più acuta e originale.

In “Caravaggio e Bruno all’ombra di Narciso”, con evidente malafede, Ordine accenna al libro della Panzera solo in una nota a fondo pagina, affermando che :   

Purtroppo questo volume, pur presentando una certa utilità, mostra una conoscenza di seconda mano dell’opera bruniana, spesso evocata a partire da citazioni utilizzate dalla Yates o da manuali di storia della filosofia. All’autrice manca, inoltre un controllo della critica bruniana che a partire dagli anni sessanta ha dato notevoli contributi allo studio della “nolana filosofia”.

In tono saccente, insomma, contesta alla Panzera una scarsa conoscenza dell’arte di Giordano Bruno. Perché, lui sarebbe un conoscitore di quella del Caravaggio? Praticamente la accusa di aver orecchiato o addirittura copiato giudizi da manuali e dai libri della Yates!

Orbene, sapete quale sarebbe l’originale intuizione di cui Ordine vorrebbe menar vanto? Egli intenderebbe provare che Caravaggio avrebbe letto Bruno, sulla base dei contatti di Guidobaldo del Monte, fratello del cardinale Francesco Maria Del Monte che ospitò Caravaggio, con il bibliofilo Gian Vincenzo Pinelli e del suo interesse per il compasso di Francesco Mordente (si tratta dell’ambiente e dei personaggi descritti molto bene da Guido del Giudice nel suo “Dio dei Geometri”). Niente di particolare, se non che le sue futili teorie cercano conferme proprio nella corrispondenza Corbinelli-Pinelli, analizzata dalla studiosa inglese Frances Yates. E’ la solita storia. Non si capisce come mai se un accademico attinge ad una fonte fa ricerca, se la utilizza chiunque altro, copia!

Cosa conta avere “un controllo della critica bruniana” se poi non si hanno idee e si va a saccheggiare quelle degli altri, dopo averli screditati, contestando loro, con arroganza, una conoscenza di seconda mano dell’opera bruniana?

Giustamente punta sul vivo, Anna Maria Panzera sta per pubblicare un seguito del suo primo volume sull’argomento. Aspettiamo con curiosità le prossime puntate del nuovo “caso” di plagio bruniano.

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E questa sarebbe una traduzione dal latino?!?

Nel 2001 fu pubblicata, a cura della Regione Puglia-Assessorato alla pubblica istruzione, una traduzione, peraltro incompleta, dei quattro dialoghi su Mordente con il titolo “Quattro dialoghi poco noti e una polemica”.

La traduzione, ad opera di Francesco Clemente e Nicoletta Tirinnanzi fu realizzata con “il prezioso contributo del prof. Michele Ciliberto” . Voglio sperare che i due studiosi abbiano commesso soltanto l’errore di patrocinare il libro, senza nemmeno guardarlo, perchè non posso credere che siano gli artefici di un tale obbrobrio! La traduzione è largamente incomprensibile, a tratti addirittura umoristica, zeppa di errori che nemmeno uno studentello di scuola media commetterebbe.

Ne riporto qualche esempio, tratto dal “De Mordenti circino”: 

 

Pag.

Testo latino originale

Traduzione Clemente-Tirinnanzi

Traduzione corretta

59

Hactenus nihil admodum praeter diu vulgatum singolare coniicio. Fino ad allora non interpreto nulla come affatto divulgato senza l’intervento di un dio [sic!] singolare Fin qui presumo che da lungo tempo assolutamente niente di più straordinario sia stato divulgato. 

61

Absque positis punctis operari  Operare dai punti posti [sic!]  Operare senza punti stabiliti 

64

Dummodo totam circini in rectum longitudinem non excedat  Finchè non supera l’intera lunghezza del cerchio [sic!]in linea retta  Purchè non superi in linea retta la lunghezza del compasso 

65

Ea tandem patria nobis peperisse potuit  Alla fine potè morire [sic!]in questa patria  Finalmente una tale patria potè generare per noi 

80

Sic e lutosa sordidaque terra   Così dalla fangosa e sordida acqua [sic!]  Così dalla fangosa e sordida terra

80

Haec sunt quae in proprii dialogi capite duodecimo quartodecimo et sequ. declaravi  Questi sono argomenti che capite [sic!] nel dodicesimo e nel quattordicesimo del proprio dialogo.  Questi sono gli argomenti che ho mostrato nel capitolo dodicesimo, quattordicesimo e seguenti del dialogo specifico.  

 Sembra una di quelle versioni realizzate con il pc che traducono le singole parole senza alcun nesso tra di loro, rendendo incomprensibile il senso della frase. La superficialità con cui è stata realizzata è imbarazzante, quasi si presupponesse che non sarebbe stata mai letta. Ciò, oltre all’ignoranza degli autori, denota una totale mancanza di rispetto non solo per il lettore, ma soprattutto nei confronti di Giordano Bruno.

 

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